Fare un cammino da sola: la mia esperienza

Fare un cammino è un’avventura unica!

Per questo ho deciso di condividere la mia esperienza! Proseguite per scoprire come è stata la mia personale esperienza durante un mese di cammino da sola

PERCHÉ HO DECISO DI FARE IL CAMMINO DA SOLA

Ho deciso di fare il mio primo cammino da sola dopo la laurea. Un po’ perché sapevo che sarebbe stato uno dei pochi momenti nella mia vita nel quale non avevo responsabilità e potevo prendermi il tempo di cui avevo bisogno, ma soprattutto perché era un momento di cambiamento. Avrei dovuto smettere di studiare e iniziare a lavorare, avrei dovuto fare delle scelte, iniziare un nuovo capitolo della mia vita, e non mi sentivo abbastanza centrata o con le idee chiare, mi sentivo piuttosto arrivata a quel punto trascinata da una serie di eventi semi-programmati, dove le mie scelte erano state guidate in parte dai miei desideri, ma in parte anche dal piano d’azione che inconsciamente stavo seguendo, che mi veniva naturale, ma che non avevo propriamente scelto. Intraprendere questo cammino per me è stato un modo per soddisfare un mio desiderio, senza che ci fosse un scopo dietro o una ragione particolare; non avevo la necessità di trarne qualche tipo di vantaggio, né avevo particolari aspettative in merito. L’ho fatto per sfizio, per divertimento e per mettermi alla prova.

COME MI SONO PREPARATA PER IL CAMMINO

Sapevo che sarebbe stata una bella sfida, ma sapevo anche che un sacco di altra gente lo aveva fatto, quindi ero abbastanza tranquilla. Ho comunque deciso di prepararmi in anticipo, soprattutto a livello fisico e a livello di pianificazione del viaggio. Ho quindi iniziato 2-3 settimane prima a fare camminate con uno zaino, nel quale infilavo bottiglie di acqua man mano sempre più pesanti, per raggiungere il peso che il mio zaino avrebbe avuto (circa 6-8); ho fatto fatica ovviamente, ma intanto il mio corpo e la mia mente iniziavano ad abituarsi a gestire quel peso.

Ho anche studiato il percorso, soprattutto le prime tappe, giusto per capire quanti chilometri avrei dovuto fare e quali erano le disponibilità di alloggio lungo le prime tappe del percorso se non ce l’avessi fatta a fare lunghe distanze. Studiare il percorso mi è stato utile anche per capire quali luoghi avrei visitato e quali sarebbero state le condizioni geografiche  (montagna, pianura, mare..) e le disponibilità di servizi come bar, supermercati o farmacie.

COM’É STATA LA MIA PARTENZA

Devo essere sincera, non facile. Era la prima volta che partivo per un viaggio di questo tipo. Stare da soli tutto il tempo all’inizio è strano, ti senti un po’ perso. Ricordo la prima sera in ostello a Lisbona, che vagavo tra la camera e la sala comune, un po’ per agitazione un po’ perché non ero abituata a decidere da sola ogni mia azione o movimento, poiché quando si sta con altre persone a volte ci si lascia trascinare o si agisce un po’ per abitudine o un po’ copiando gli altri. Ma da quel momento ogni decisione, piccola o grande che fosse, era solo mia, e non avevo ancora idea di quanto quell’innocua possibilità fosse in realtà un’enorme opportunità.

QUALI SONO STATE LE MIE DIFFICOLTÀ

L’inizio per me non è stato facile, lo ammetto. I primi 2 o 3 giorni ho dovuto sperimentare a mie spese come pianificare la giornata nella maniera più efficace. All’inizio non partivo prestissimo la mattina, facevo molti chilometri e arrivavo alla mia destinazione tardi, sfinita e una sera andai anche a letto senza mangiare, poiché nel paesino dove ero arrivata era tutto chiuso. I troppi chilometri mi hanno provocato vesciche e una tendinite alla caviglia destra che è durata circa una settimana, guarita grazie a tanto ghiaccio e tanta pazienza. I primi giorni ho trovato anche poche persone, sia sul cammino che negli ostelli, e anche quella è stata una bella scossa. Ma io ero testarda e orgogliosa, quindi ho proseguito a camminare chilometri con una tendinite e più andavo avanti più queste difficoltà si sono affievolite fino a scomparire.

COSA HO IMPARATO DURANTE IL PERCORSO

La più grande lezione è di sicuro legata alla solitudine. Non per forza alla solitudine fisica o sociale, ma più come solitudine mentale e decisionale: come ho detto, ogni decisione che prendevo durante la giornata, che fosse quando alzarmi, cosa mangiare o dove andare a dormire, dipendeva totalmente da me e da nessun altro; e dopo un po’ che continui, giorno dopo giorno, a decidere sempre tu per te stesso, la tua mente si abitua, i tuoi desideri vengono fuori, le tue idee, le tue necessità e i tuoi bisogni appaiono più chiari e le soluzioni più ovvie. Anche quando ho dovuto prendere delle decisioni un po’ più sofferte, come proseguire per il mio percorso, lasciando indietro compagni di viaggio con cui avevo legato, la decisione mi è apparsa chiara, come se fosse una tappa visibile del mio percorso (beh, sulla mappa era proprio così!) e come se la mia mente fosse di comune accordo con il mio istinto.

Il cammino è anche un’opportunità per comprendere quanto la perseveranza sia un ottimo strumento per lavorare sui propri obiettivi. Quando ripeti per tanto tempo una azione, giorno dopo giorno, come camminare, il tuo corpo si abitua, la tua mente si abitua, memorizza le sensazioni che provi, i muscoli che utilizzi, le conseguenze che ti da tale azione, e questo ti cambia completamente, cambia il punto di vista che hai sulle cose, cambia le tue potenzialità, cambia l’idea che hai di te stesso. Se ti metti a camminare da solo per 650 km, quando arrivi al traguardo, puoi ufficialmente dire che hai camminato da solo per 650 km. Una volta fatto nessuno può dire il contrario, e soprattutto tu non potrai mai cancellarlo. Sarà dentro di te per sempre, come un timbro, insieme agli altri momenti memorabili della tua vita, quelli che ti hanno cambiato, che ti hanno fatto crescere, che hanno aggiunto alla tua persona una nuova sfumatura, ma questo, a differenza di altri, sarà stato possibile solo grazie alla tua volontà e alla tua perseveranza.

PERCHÉ FARE UN CAMMINO DA SOLA É UN’ESPERIENZA PROFONDA?

Sembra spesso che molti di quelli che fanno un cammino tornano a casa rinati, sereni e pronti ad affrontare la vita. Ma è davvero così potente quest’esperienza? Cos’è che lascia davvero nelle persone? Il cammino è quindi l’unica soluzione per tutti i problemi? Ovviamente no. Nemmeno io ho la presunzione di dire che l’unico modo per capire certe cose o imparare alcune lezioni nella vita sia fare un cammino. Quello che penso è però che per molti un cammino può avere un impatto molto forte in poco tempo. Questo perché spesso le persone, quando intraprendono questo percorso, stravolgono la loro vita e la loro quotidianità, e già solo questo da una nuova forza, consapevolezza e determinazione. La mente comprende che se stravolgendo la tua vita per un mese sopravvivi, forse quel cambiamento che brami o quella forza che cerchi non è poi così irraggiungibile, e questo porta a ognuno di noi speranza e forza di volontà.

Altro aspetto che cambia ad una velocità incredibile durante un cammino è la consapevolezza di se stessi. Impari a conoscere quello che vuoi, ti mostri agli altri per come sei, durante il tuo percorso non hai la necessità di piacere alle persone, nè le altre persone hanno la necessità di piacere a te. Ogni momento è unico e irripetibile, come arriva se ne va, come ogni luogo, ogni persona e ogni pensiero. Le uniche cose di cui hai bisogno sono cibo, acqua, il tuo zaino e un posto dove passare la notte. Tutto il resto è in più, è un regalo che ogni giornata ti fa.

Possiamo dire che alcune lezioni che si possono imparare durante il nostro percorso che chiamiamo vita, in cammino sono amplificate, chiare, evidenti. Filtri come i nostri pensieri, le nostre responsabilità, le regole sociali, il giudizio degli altri, scompaiono completamente, semplicemente perché si è troppo impegnati a camminare. Come durante una sessione di meditazione, anche in cammino si è talmente concentrati a seguire il percorso, che si tende a dimenticare cosa prima ci turbava o addirittura cosa ci a spinti a partire.

Ribadisco che queste riflessioni nascono dalla mia esperienza personale e sicuramente ognuno vivrà il suo cammino in maniera diversa, ma credo che aver condiviso queste considerazioni possa dare un’idea di cosa significhi intraprendere questo tipo di viaggio, anche a chi non lo ha mai fatto o a chi ne è semplicemente incuriosito.

Che dite? Ora siete pronti per il prossimo cammino?

Se invece avete la fortuna di averne fatto uno, cosa ha lasciato a voi?

Grazie per essere passati e.. ci vediamo in giro!